Filosofia esperienziale: cominciamo dal sapere
Filosofia esperienziale. “Tutti gli uomini per natura tendono al sapere”(1) scrive Aristotele nel IV sec. a. C., il sapere non è un privilegio riservato a pochi ma può essere ricercato da tutti.
Esso è l’incrocio, l’adattamento, la rappresentazione concettuale e la trasformazione:
- dell’esperienza vissuta,
- delle conoscenze acquisite
- del grado di consapevolezza che le abita.
Non è un bagaglio da trascinare dietro di sé ma un compagno, un consigliere, il coniglio che consapevolmente estraiamo dal cilindro in ogni momento della nostra vita: dinanzi alle scelte, prima di compiere un’azione, quando intraprendiamo un percorso o semplicemente quando siamo seduti ad ascoltare le foglie che cadono o la neve che si poggia.
Dal nostro sapere dipendono le nostre azioni.
La Filosofia Esperienziale parte da qui e si espande.
L’importanza dell’esperienza
Nel sapere, un ruolo preponderante è costituito dall’esperienza. Esperire significa conoscere provando e vivendo qualcosa o qualcuno in prima persona: essere testimoni del proprio sapere.
L’esperienza ha un carattere personale se osservata dal punto di vista del soggetto che la compie, un carattere che le dona il profumo dell’unicità.
Prova a confrontarti con qualcuno che ha vissuto con te un viaggio. Entrambi ricorderete elementi comuni ma ciascuno aggiungerà i suoi propri colori e sapori. Un’angolazione differente sullo stesso orizzonte.
Il viaggio in sé è lo stesso, stessi luoghi, stessi incontri, stesso cibo ma due ricordi simili e differenti.
Chiunque può compiere lo stesso viaggio, nello stesso tempo o in un tempo diverso, tu stesso puoi recarti più volte nello stesso posto ma ogni volta ciascuno riceverà un regalo differente e spendibile nel proprio sapere.
L’esperienza somma in sé la ripetibilità di un evento e, contemporaneamente, l’unicità dello stesso.
In Filosofia Esperienziale, il doppio aspetto dell’esperienza diventa materia modellabile ed osservabile e rappresenta una risorsa preziosa per osservare la propria prospettiva.
Aggiungiamo le conoscenze acquisite
Accanto all’esperienza non dobbiamo dimenticare le conoscenze che si acquisiscono studiando a scuola, da autodidatta, nei diversi corsi di formazione o semplicemente leggendo, ascoltando e documentandosi.
Ci sono poi le conoscenze che derivano dagli insegnamenti ricevuti, tramandate da generazioni e considerate come risolte e definite.
La conoscenza acquisita, insieme all’esperienza, plasma il carattere e il comportamento di ognuno.
Entrambe influiscono sulla costruzione e sul mantenimento dei valori ci ciascuno.
Il grado di consapevolezza
Il terzo ed ultimo elemento che completa il sapere, così come lo abbiamo definito, è il grado di consapevolezza che abita l’esperienza e la conoscenza acquisita.
Siamo veramente consapevoli del significato di ciò che conosciamo? Della relazione tra le nostre azioni e quello che conosciamo? Delle origini dei nostri giudizi?
Il vero sapere richiede una profonda consapevolezza di questi elementi.
Il compito della Filosofia esperienziale consiste esattamente in questo: porre in evidenza e mettere alla luce i significati e le relazioni tra il pensiero strutturato, le azioni e l’insieme dei valori di ciascuno.
Filosofia esperienziale: disamina e convalida
La filosofia esperienziale fornisce il suo supporto supervisionando (disamina e convalida) le connessioni degli elementi del sapere e dei nostri valori e operando una trasformazione nel tessuto esistenziale.
Facciamo un esempio concreto e chiarificatore.
Un aforisma di Leonardo da Vinci recita: “la esperienza non falla mai, ma fallano i nostri giudizi, promettendoci da lei cose che non sono in sua facoltà. Il massimo inganno degli uomini è nelle loro opinioni, le quali non si modellano sulla natura, ma modellano questa, alle proprie immagini. […]”
Prendi in esame un’esperienza appena trascorsa.
Osserva ciò che è avvenuto: i fatti, i protagonisti, la cause, il luogo che li ha ospitati, le parole dette, i silenzi.
Ora le tue azioni: cosa stavi facendo, cosa hai fatto, come ti sei mossa/o.
Le tue emozioni: cosa stavi provando, cosa hai provato, come ti sei sentita/o
Ora i pensieri: cosa stavi pensando, cosa hai pensato, cosa ti aspettavi, quali parole hai scelto
L’esperienza si scompone in elementi esterni e in tanti elementi interni. Quello che è accaduto è slegato dal valore che noi vi attribuiamo.
Quello che è accaduto è un fatto, un evento, (ciò che è avvenuto).
Il suo significato è un conoscenza mediata dal nostro sapere (dunque dai suoi elementi) e dai nostri valori che generano altro sapere, (azioni, emozioni, pensieri).
Il compito della Filosofia Esperienziale è quello di osservare, analizzare, smascherare, evidenziare relazioni, inferenze tra i nostri pensieri, emozioni e valori per generare un equilibrio traducibile in azione.
La gabbia di “ho sempre fatto così” e la possibilità di un’altra prospettiva
Spesso agiamo e ci comportiamo in un determinato modo senza renderci conto che quella modalità è meccanica e si è strutturata nel tempo.
I risultati a volte sono soddisfacenti in altri casi non lo sono.
La Filosofia esperienziale ha il compito di allargare la consapevolezza di sé e la visione della propria prospettiva per rendere flessibili i movimenti del pensiero e le azioni calcificate dalle abitudini.
Getta aria fresca sul nostro sapere e sulle connessioni che lo costituiscono.
Non separa pensiero e azione, non separa pensiero e vita ma si installa sulla relazione tra mondo interiore e mondo esteriore come bilanciere e garante dell’equilibrio necessario per muoversi nell’intricato cammino dell’esistenza.
Ha per oggetto l’uomo e il suo vissuto, scende nei gesti di tutti i giorni, nelle relazione con l’altro e si espande ad osservare le mille e una connessioni tra la singolarità dell’uomo e l’universo, da una prospettiva terrena e radicata ma flessibile e comprensiva.